Spesso quando si parla di clima, capita di imbattersi, da chi ne sa poco o non ama l’idea di un pianeta che cambia e non in meglio, sulla classica obiezione di: “chi lo dice?” “Quali scienziati?”.
Eppure sui cambiamenti del clima il consenso scientifico è molto ampio. Ma cosa significa?
Immagina un gruppo di persone che lavora insieme, ognuno con competenze diverse, per risolvere un problema complesso. Ognuno analizza dati, fa esperimenti, raccoglie informazioni. Alla fine, si siedono intorno a un tavolo e condividono le loro scoperte.
È così che si forma il consenso scientifico: una sintesi delle migliori prove disponibili, validata da esperti di diversi settori.
Non si tratta di un accordo basato sulla maggioranza, ma su un attento confronto, fatto di verifiche e revisioni di ogni singolo studio che, prima di essere pubblicato, deve passare attraverso un processo rigoroso chiamato peer-review.
Altri scienziati, che non hanno preso parte alla ricerca, esaminano i metodi usati, i risultati ottenuti e gli eventuali punti deboli. Solo dopo aver superato questa prova, uno studio entra a far parte del consenso scientifico.
È come costruire un puzzle: ogni pezzo deve incastrarsi perfettamente con gli altri, senza lasciare buchi o imprecisioni.
Ma il consenso scientifico non è una regola fissa. È più simile a una mappa in continua evoluzione, che si aggiorna man mano che emergono nuove scoperte.
Anche se i principi di base sono solidi, la scienza lascia sempre spazio all’idea che in futuro potremmo scoprire qualcosa di nuovo, che ci farà vedere il mondo da una prospettiva diversa.
Il cambiamento climatico: la sfida del consenso
Negli ultimi anni, il concetto di consenso scientifico è diventato fondamentale nel dibattito sul cambiamento climatico. Gli scienziati di tutto il mondo hanno lavorato e lavorano per capire cosa stia accadendo al nostro pianeta e perché.
E una cosa è certa: le attività umane stanno accelerando i cambiamenti climatici, portando a eventi meteorologici estremi sempre più frequenti.
Sandro Fuzzi, ricercatore dell’IPCC, non ha dubbi: “Le prove sono chiare. Il cambiamento climatico è una realtà causata dall’uomo e i suoi effetti stanno colpendo ogni angolo della Terra”. La comunità scientifica del resto concorda anche su un altro punto fondamentale: per evitare conseguenze catastrofiche, dobbiamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C. E questo obiettivo è raggiungibile solo attraverso azioni immediate e su larga scala.
Un consenso costruito su fatti
Ma come si arriva a un consenso così solido? Prendiamo il lavoro di John Cook, che ha analizzato migliaia di studi sul cambiamento climatico e che nel 2013 ha pubblicato un articolo che ha fatto scalpore: il 97% degli esperti concorda sul fatto che il riscaldamento globale è causato dall’uomo. Non si tratta di un’opinione isolata, ma di una convinzione condivisa da chi ha dedicato la propria vita a studiare il clima.
Il consenso non si forma da un giorno all’altro. L’IPCC, l’organismo delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici, raccoglie e analizza le ricerche più avanzate, coinvolgendo centinaia di scienziati in un processo aperto e trasparente. Ogni rapporto è sottoposto a migliaia di commenti e revisioni e solo dopo essere stato attentamente esaminato da esperti di tutto il mondo è pubblicato.
L’incertezza come forza della scienza
La scienza, però, non è mai assoluta. Gli scienziati sanno che il consenso scientifico, per quanto solido, potrebbe essere rivisto in futuro. Ma questo non significa che possiamo ignorare le prove attuali. Certo, il consenso può evolversi, ma non agire oggi partendo dalle conoscenze che abbiamo sarebbe un grave errore per le generazioni future.
La comunità scientifica è compatta nel dichiarare che il cambiamento climatico è reale e che le cause sono da ricercare nelle attività umane. Ma c’è un problema: nonostante questa certezza, le azioni per affrontare la crisi climatica sono ancora troppo deboli.
Il vero messaggio che emerge è che non si sta facendo abbastanza. “Riconoscere che il cambiamento climatico è antropogenico è solo il primo passo”, spiega Antonio Navarra, presidente del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
È tempo di agire e di farlo in modo deciso, per garantire un futuro vivibile per tutti.
La scienza ha parlato e continua a farlo chiaramente. La domanda ora è: riusciremo ad ascoltarla in tempo?
Fonte: Focal Point IPCC
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